Parola genio ed eros - Artistigando Bridge

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Parola genio ed eros

 

Conferenze sulla storia dell'arte
PAROLA, GENIO ED EROS NELL'ARTE
Relatrice la Dott.ssa Loretta Secchi


Giovedì 4 Dicembre 2008 - ore 20.30
Biblioteca "Mario Luzi" di San Pietro in Casale (BO)

Da Botticelli a Caravaggio: la parola come equivalente estetico dell'immagine nella descrizione di un'opera.


Da sempre la parola ha avuto un peso decisivo nella comprensione e “visione” delle opere d’arte. Nella letteratura classica, nelle fonti medievali e nei trattati rinascimentali, nell’estetica seicentesca e settecentesca, nella Teoria dell’arte dell’Ottocento fino alla Critica d’arte contemporanea, la parola è stata supporto dell’immagine. Essa reifica i concetti, dà forma alle idee e permette l’interpretazione dei fenomeni che ci circondano. Attraverso la narrazione di un’opera d’arte, si attua lo svelamento di contenuti latenti.
Per questo nella parola si cela la volontà dell’uomo di dare forma alle idee, per stabilire un patto collettivo di condivisione delle forme e del loro significato, confermando la responsabilità morale di chi la pronuncia.


Martedì 9 Dicembre 2008 - ore 20.30
Biblioteca "Mario Luzi" di San Pietro in Casale (BO)

La malinconia del genio: inquietudine e sete di conoscenza nell'arte e nella filosofia tra XV e XX secolo.


Fin dalla cultura classica, ma soprattutto nel richiamo all’Antico operato dagli uomini del Rinascimento, la Malinconia è stata interpretata come uno stato d’animo in cui: senso di impotenza e desiderio di assoluto si fondono in uno stato d’animo in cui l’uomo percepisce il limite conoscitivo avvertendo, al tempo stesso, l’innato bisogno si spostarlo, di comprendere l’aiuto che egli può ricevere dalla forza creatrice dell’intelletto.
Nell’idea del Genio rinascimentale si afferma, forse, la celebrazione più alta e nobile dell’intelletto umano e delle sue opportunità conoscitive, affinate attraverso l’educazione dell’anima, al bello e al bene. Al contempo in questa cultura tanto amata e profonda, si cela il dubbio che l’uomo subisca anche, per effetto della sua speranza di accedere a una ragione più grande che aiuti a comprendere la nostra esistenza, il rischio dell’illusione.
In questo sentire si colloca la Malinconia: mesta percezione di un mistero, timore del vuoto di senso.


Giovedì 18 Dicembre 2008 - ore 20.30
Biblioteca "Mario Luzi" di San Pietro in Casale (BO)


Eros, Vita e Morte: Ukiyo-e: il mondo fluttuante. Cultura dell'impermanenza in natura, e nell'uomo, tra Occidente e Oriente nel XVIII e XIX secolo.


Ukiyo-e, tradotto dal giapponese significa rappresentazione del mondo fluttuante.
Questa dimensione estetica ha toccato profondamente l’Occidente, per quell’idea orientale di transitorietà, affine anche alla nostra cultura, in cui si profila il presagio, comune all’umano, dell’inesorabile impermanenza delle cose.
La poetica della transitorietà si diffuse in Giappone nel tardo periodo Edo, in un clima di rilettura culturale di antichi principi filosofici e mistici, e portò l’Ottocento nipponico a reinterpretare i fondamenti filosofici buddisti del Mondo fluttuante.
Il genere Ukiyo-e fece la sua comparsa nella stampa giapponese già verso la fine del Seicento, ma il vocabolo ha origini molto antiche: inizialmente implicava una significazione buddista negativa, secondo la quale la vita (yo) sulla terra sarebbe tediosa (uki) e soprattutto transitoria, impermanente e destabilizzante in tutti i suoi aspetti fisici, in contrasto con la via della salvezza, possibile solo in un percorso interiore teso alla liberazione dal desiderio del piacere fine a se stesso. Questa visione austera si addolcì progressivamente in un’epoca più permissiva, estetizzante e per alcuni aspetti edonistica, quale fu l’epoca Edo (1615-1867) e influenzò notevolmente anche la cultura Occidentale, da sempre attratta dal tema della Vanitas.

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